Leggere Lolita a Teheran
In questi giorni in cui, non solo l’Iran, ma il mondo intero piange la morte della libertà, ho deciso di pubblicare la recensione di Leggere Lolita a Teheran
L’Iran uscito dalla penna acuta e sensibile di Azar Nafisi è quello dei decenni successivi alla rivoluzione islamica di Khomeini.
Ma facciamo un passo indietro.
In Iran, il percorso delle donne non è mai stato semplice. Sotto lo Shah, obbligate al laicismo e all’occidentalizzazione, indossare il velo rappresentava una scelta, era il segno di rivolta contro il regime.
Con la Rivoluzione del 1979, invece, l’hijab divenne un obbligo imposto dall’alto. La guerra con l’Iraq non fece che ledere le libertà delle donne e l’imposizione del velo si è trasformata in uno strumento di potere e controllo sulle loro vite.
Nell’autobiografia “Leggere Lolita a Teheran”, l’autrice descrive un paese che, da un lato guardava alla tradizione e dall’altro strizzava l’occhio all’America.
Un paradosso di sé che finisce per distruggere gli stessi ideali per cui aveva precedentemente lottato.
E su questo sfondo, sfilano sotto l’hijab le peccatrici: donne che leccano il gelato o addentano una mela in pubblico in maniera troppo provocante, bambine con le unghie troppo lunghe, studentesse col mascara e altre che vorrebbero leggere libri messi al bando.
In un clima di proibizioni, armata di libri, Azar Nafisi, insegnante presso l’università di Teheran, conduce la propria lotta contro il regime.
Il suo esercito è composto da sette studentesse coraggiose che ogni giovedì si riuniscono nel soggiorno di casa sua. Si spogliano del velo e dei divieti per indossare i colori e la libertà. Dialogano e polemizzano.
Tra te e pasticcini, l’analisi dei romanzi occidentali svela la realtà.
I personaggi si fanno persone.
Lolita, la cui vita è stata rubata e imprigionata da un individuo è come quelle donne violate del proprio pensiero, della propria autodeterminazione da parte del censore.
Le eroine descritte dalla Austen, capaci di rivendicare sé stesse e scegliere che vita vivere, chi amare, chi essere rappresentano quelle donne rese invisibili da un velo, da un regime che non vuole vederle, ma capaci di lottare.
E infine c’è lui, il simbolo del desiderio, “ Il Grande Gatsby”. L’imputato finito sotto processo in un’aula dell’Università con tanto di giudice e avvocati. Sarà questo libro a svelare la storia dell’Iran, sogno perduto e tradito.
Questo libro è tanti libri in uno solo.
È il simbolo della ribellione, del coraggio.
È un viaggio nella storia di un paese lontano la cui memoria storica è antica.
È resistenza, è una voce che urla. È un omaggio alla letteratura, alla forza delle storie.
Ma soprattutto è DONNA.
Non dovremmo mai dimenticare il privilegio che abbiamo ad essere nate donne in un paese libero.
E fare, di questo privilegio, un grido.
Un diritto, un abbraccio, un atto di coraggio.
Una presa di coscienza e una lotta contro il “censore cieco”.
Chiudo con le parole dell’autrice. Una bellissima dichiarazione d’intenti e libertà.
<< Voglio scrivere un libro in cui ringrazio la Repubblica islamica per tutto quello che mi ha insegnato – ad amare Henry James e Jane Austen e il gelato e la libertà>>.
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